Misurare il tempo prestando attenzione al valore che vogliamo attribuire al nostro lavoro.
C’è una frase di Ken Kesey scrittore americano che mi fa molto riflettere e che recita: “puoi contare quanti semi ci sono in una mela, ma non quante mele ci sono in un seme”. Quindi oggi mi lascio andare ad una riflessione che riguarda il tempo e il suo utilizzo più funzionale ai nostri bisogni. Mi son trovato spesso a discutere della gestione del tempo nei miei corsi di formazione. Quando chiedo ai miei allievi cosa vuol dire per loro gestire il tempo prevalentemente si riferiscono alla puntualità oppure al rispetto dell’orario programmato. Raramente si fermano a ragionare sulla qualità del tempo e di come lo impieghiamo, o addirittura di come non lo facciamo, se non ci sono le condizioni necessarie per svolgere una determinata tipologia di lavoro. Spesso mi è capitato di sentire allenatori che si lamentavano che i loro atleti avevano svolto un allenamento non sufficientemente buono perché nel lasso di tempo a loro disposizione non avevano svolto tutti gli esercizi precedentemente programmati. Altrettante volte ho sentito allenatori lamentarsi con gli atleti poiché erano in ritardo sulla tabella di marcia e non stavano rispettando la programmazione stagionale. Ecco, a mio modesto avviso, questo è uno dei modi migliori per compromettere la relazione fra allenatore ed atleta ed anche per inibire la prestazione dell’atleta che si lascerà pervadere da un senso di oppressione assolutamente difficoltoso da sopportare. Il significato che voglio dare a questo ragionamento sta nel fatto che dobbiamo imparare noi per primi e dobbiamo poi insegnare ai nostri atleti, il valore del tempo e di quanto tempo si ha necessità per fare le cose al meglio. Non ci sono tempi buoni per tutti e pretendere di uniformare i tempi di ciascuno di noi è pura utopia. Se avremo la capacità di darci i tempi giusti ci accorgeremo che anche da un piccolo seme, come recita la frase sopra citata, potremo ottenere un albero che darà molti frutti, però non si può avere fretta. La programmazione avveduta e dilatata nel tempo ci permetterà di ottenere risultati, magari non immediati, ma sicuramente più duraturi. Mi voglio rivolgere soprattutto a chi lavora con i bambini o con persone mature che non sono così abituate a fare attività motoria e sportiva: ricordate che l’eccessiva precocizzazione del lavoro svolto senza rispettare i tempi di crescita per i bambini oppure somministrare esercizi senza rispettare i tempi di assimilazione per i soggetti più maturi, faranno in modo che i nostri allievi perdano l’entusiasmo a fare attività insieme a noi. E’ proprio per questo che è fondamentale rispettare i tempi di ciascuno, non abbandonandosi alla frenesia di ottenere risultati immediati. Voi come ci state in tutto questo? Siete abbastanza attenti a rispettare i tempi degli altri? Io ho fatto davvero fatica ad acquisire questa competenza. Per voi è stato più semplice? Sarei curioso di ricevere feedback da parte vostra.
Ezio Dau


