Parlare di Mental Coaching richiede estrema chiarezza.
C’è un pensiero che mi ronza in testa da molto tempo: non so se essere deluso perché nell’immaginario collettivo ancora la maggior parte delle persone non ha compreso realmente cosa sia il coaching e lo maltratta oppure se essere contento perché comunque se ne parla e stia emergendo nella testa delle persone un pensiero che dia dignità ad una pratica così importante per la crescita personale dell’individuo. La cosa certa è che c’è necessità di fare chiarezza su cosa è e cosa non è il coaching. Per prima cosa è doveroso specificare che nel coaching il protagonista non è il professionista di riferimento ma il cliente (coachee) che con l’aiuto del coach trova le risorse di cui ha bisogno per raggiungere i suoi obiettivi. Se vogliamo fare un paragone, possiamo dire che un percorso di coaching assomiglia ad un viaggio ed in questo viaggio oltre alla destinazione finale (l’obiettivo) si pone l’accento anche al percorso (il piano d’azione). Spesso abbiamo letto o sentito di persone che propongono metodi, protocolli, soluzioni per raggiungere qualsiasi tipo di obiettivo; di primo istinto vi dico di non fidarvi. Il coaching richiede una partnership tra coach e coachee, richiede la costruzione di un clima di fiducia e di serenità necessari per esplorarsi e trovare al nostri interno tutte quelle risorse e quei talenti di cui disponiamo ma non siamo ancora riusciti a fare emergere. Nessuno di noi possiede le soluzioni adatte per risolvere i problemi degli altri. In questo il coaching può essere la nostra guida, un po’ come il GPS che quando sbagliamo strada si resetta e ci propone un altro percorso. E’ chiaro che serve un patto tra coach e coachee, serve la volontà di mettersi in gioco e di uscire da quella zona di comodo che spesso ci avvolge ma ci blocca anche. Qualcuno in passato ha detto: “ se vuoi ottenere qualcosa che non hai ancora ottenuto, devi fare cose cha ancora non hai fatto”. Condivido in pieno. In qualsiasi ambito della nostra vita, che sia personale, lavorativa, sportiva o altro noi ci troveremo un giorno o l’altro ad essere bloccati e non necessariamente perché ci sia un problema o una patologia, ma solamente perché la nostra capacità di “agire” si è un po’ arrugginita per abitudine o consuetudine. Pensate ad un atleta che si allena per anni nello stesso modo, come potrà il suo corpo sopportare prestazioni più richiedenti? Oppure immaginatevi in un posto di lavoro a fare la stessa cosa per tanti anni di seguito, come potrete sentirvi stimolati e curiosi di imparare nuove cose? Sono solo due piccoli esempi ma noi funzioniamo proprio in questo modo. Il mental coaching altro non è che un allenamento che ci prepara ad acquisire nuovi stimoli, ad affrontare sfide sempre più richiedenti e ad accumulare nuove energie utili al processo di mantenimento attivo di quel meraviglioso connubio che unisce la nostra mente al nostro corpo. A differenza di altre professioni in ambito psicologico il coaching non si occupa di disagio. Questo è bene specificarlo in quanto per aver voglia di affrontare un percorso di coaching non è necessario essere sommersi da un mare di problemi ma è sufficiente desiderare di migliorare la propria efficienza ed efficacia nella vita di tutti i giorni quella che comunemente chiamiamo “performance”. Vi invito a pensare al coach come fosse il personal trainer del vostro pensiero e dei meccanismi che lo generano. Ancora dobbiamo metabolizzare bene quanto sia importante prenderci cura dei nostri pensieri e delle nostre emozioni tanto quanto ci dedichiamo del tempo per prenderci cura del resto. Vi ho parlato un pochino di quanto sia importante essere coachee ed intraprendere una buona partica di mental coaching ma voglio, per concludere questo articolo, parlarvi di quanto sia importante essere coach. In qualsiasi ambito noi possiamo operare, utilizzare strumenti di coaching, ci aiuta a trovare degli equilibri che ci consentano di essere consapevoli su ciò che accade e di essere reattivi nel cercare soluzioni alle difficoltà che possiamo incontrare nel nostro percorso. Si può essere coach a vari livelli ed oggi vi dico con fierezza che lo si può essere anche a livello professionale e anche che è una professione meravigliosa che ti mette in contatto con le potenzialità ed i talenti del genere umano e ti motiva a far emergere anche le tue risorse. Sono estremamente consapevole che il discorso meriti ulteriori approfondimenti e già vi prometto che lo faremo in questo blog. Spero, altresì, di avervi chiarito alcuni aspetti di questa disciplina così affascinate e di avervi incuriosito a tal punto di voler andare più a fondo sulla questione. Rimanete sintonizzati o come è di moda dire adesso: STAY TUNED!
Ezio Dau


