Dare vita a nuovi progetti: la richiesta di un piano d’azione innovativo e creativo.
Il mio lavoro è fatto di consulenze a vario titolo nel mondo sportivo e del benessere psicofisico. Questo mi porta quotidianamente a confrontarmi con persone che mi coinvolgono nelle loro progettualità future, chiedendomi di mettere al loro servizio le mie competenze lavorative. Alcuni di questi progetti sono davvero interessanti e intrisi di grandi potenzialità, alcuni sono addirittura emotivamente coinvolgenti tanto che per indole li sposerei quasi tutti. Nella realtà dei fatti però, pochi di questi prendono forma, crescono ed arrivano a compimento, nonostante i presupposti siano molto promettenti e mi ritrovo, talvolta, a rammaricarmi di non essere riuscito a dare un avvio concludente a queste iniziative e ad analizzarne le cause per quanto mi sia possibile. Ebbene, dopo un’attenta riflessione posso dire di essere giunto ad una mia conclusione. La maggior parte delle volte non si riesce a fare qualcosa di innovativo perché si rimane troppo radicati alle vecchie consuetudini. Il ragionamento che vorrei condividere con voi è davvero semplice: se abbiamo necessità di rinnovare qualcosa è perché ciò che già ci caratterizza non ha funzionato oppure non è funzionale al momento attuale, quindi è assolutamente improduttivo continuare a fare le cose nello stesso modo in cui siamo sempre stati abituati. Il mondo va avanti e “obtorto collo” ci dobbiamo adeguare. Il comune denominatore che inibisce lo svolgimento di nuove progettualità è la poca voglia di lasciarsi alle spalle il passato e la poca fiducia nel guardare avanti. La pratica ci indica che per costruire qualcosa bisogna distruggerne un’altra, almeno in parte. Possiamo forse ristrutturare una casa senza fare macerie del vecchio e smaltirle? Quando parliamo di nuovi progetti e della difficoltà di metterli in opera possiamo evidenziare un altro grande limite che riguarda le organizzazioni in generale e cioè la mancanza di coraggio nel cambiare le persone che hanno rappresentato le vecchie progettualità. Mi sembra ovvio affermare che se quelle persone hanno dato tutto quel che potevano dare, adesso non solo non sono più funzionali alla crescita del nuovo progetto ma potrebbero essere di grande ostacolo. Quello che voglio dire, a costo di sembrare antipatico, è che coloro che hanno la responsabilità di rappresentare e dirigere organizzazioni a vario titolo devono essere in grado di mantenere l’ambiente vivo ma soprattutto di fare in modo che le persone che ci lavorano siano in grado di rinnovarsi nella “forma mentis” e nelle azioni da intraprendere, partendo da loro stessi, altrimenti qualsiasi tipo di progettualità avrà inefficacia e scadenza breve. Mi piace pensare che il nostro lavoro sia un po’ come la creazione di figure con i mattoncini LEGO, montare e smontare di continuo mette alla prova la nostra creatività ed alimenta positivamente il nostro pensiero critico. Ora che ci sono abituato a me piace moltissimo applicare questo tipo di strategia al mio lavoro. Voi come vi ci sentite? Vi piace distruggere e costruire allenando al massimo la vostra creatività oppure vi fa sentire scomodi e preferite rimanere su modi di operare pienamente consolidati?
Ezio Dau


